Secondo l’ISTAT, il Pil italiano nel 2020 si ridurrà dell’8,3%, con un crollo degli investimenti del 12,5%. Si tratta di stime in linea con quelle di altre istituzioni autorevoli come, ad esempio, quelle del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui il Pil italiano sarebbe destinato a cadere del 9,1%, o come quelle della Commissione europea, secondo cui la caduta sarebbe pari al 9,5%.
Questo vuol dire che l’Italia conoscerà un vero e proprio dramma dal punto di vista sociale ed economico. Purtroppo questi numeri non sono affatto sorprendenti. Il calo del Pil sarà dovuto al calo dei consumi delle famiglie, che a causa del lockdown hanno visto cadere i propri redditi percepiti, così come alla caduta della domanda estera, dato che la crisi da Coronavirus ha coinvolto per sua natura praticamente il mondo intero, e in modo particolarmente grave anche dal crollo degli investimenti. Secondo l’ISTAT, come anticipato, si tratterà addirittura di un calo a doppia cifra.
Come noto, infatti, gli investimenti da parte delle imprese sono guidati dalle proprie previsioni sui profitti futuri realizzati, e quindi sono influenzati dal costo del danaro (che le Banche centrali stanno cercando di ridurre con le proprie politiche espansive) ma anche dalle previsioni sugli ordinativi di vendita, sulle quali solo i governi possono tentare di dare una spinta sostenendo la domanda aggregata con ampi deficit pubblici (più spesa pubblica e meno tasse).
Il Recovery Fund, ad esempio, rientra per certi versi in questa filosofia e cerca, allo stesso tempo, di guidare la crescita sperata soprattutto nei settori più strategici oggi giorno. Non a caso, infatti, la prima direttrice del Next Generation EU è rappresentata dai fondi destinati ad investimenti in green economy e digital economy.
Se Amazon è la voce dell’America, Alibaba è la voce della Cina: in un mondo sempre più devoto al dio degli acquisti online, i colossi mondiali che hanno investito nell’esigenza dei consumatori di acquistare beni di qualsiasi genere con un solo click, si danno battaglia a colpi di efficienza e, soprattutto, di mercato. Sebbene agli occhi del consumatore medio siano spesso concepite come sinonimi l’una dell’altra, in realtà Amazon e Alibaba sono imperi dalle differenze abissali, che raccontano di una storia, di una cultura e di una filosofia di pensiero che affondano le proprie radici in contesti sociali letteralmente opposti tra loro.
In questo articolo vi illustreremo le 3 principali differenze che contraddistinguono le realtà di e-commerce più conosciute a livello globale, con l’obiettivo di di mostrarvi come talvolta un medesimo obiettivo di business possa essere raggiunto con successo attraverso vie totalmente differenti tra loro.
1. AMAZON è un distributore, ALIBABA è un marketplace
La prima sostanziale differenza la si può riscontrare nella filosofia che sussiste alla base della vision aziendale: se Amazon si pone nei confronti del mercato in qualità di distributore, ovvero di colui che dispone di hub logistici in cui concede alle aziende e ai produttori di stoccare la propria merce che egli stesso provvederà a vendere e a consegnare nelle case dei consumatori, Alibaba si qualifica come un mercato virtuale, punto di incontro per eccellenza tra domanda e offerta, quel luogo in cui i consumatori entrano in diiretto contatto con i fornitori che mostrano la propria merce alla platea di utenti attraverso bancarelle online.
Due identità completamente differenti tra loro che traggono inevitabilmente origine dalle profonde differenze culturali da cui provengono e di cui si fanno portavoce.
2. Amazon è una mono-piattaforma, Alibaba risponde al principio della multi-piattaforma
Altra sostanziale diversità tra Amazon e Alibaba consiste nel principio della diversificazione delle piattaforme a seconda dell’esigenza del consumatore. Se Amazon concentra tutti i prodotti su un’unica piattaforma, infatti, Alibaba ancora una volta adotta una politica di vendita che subisce l’influenza delle abitudini di consumo della grande Cina. Con Tmall e TaoBao, Alibaba spinge il consumatore a rivolgersi alla piattaforma più idonea in base al tipo di acquisto che deve effettuare. Contenitore di grandi brand, flagship e multimarca Tmall è la scelta idelae per chi intende visitare un vero e proprio centro commerciale virtuale. Se il desiderio è invece quello di entrare in contatto diretto con il produttore, TaoBao è il punto di incontro per eccellenza tra venditore e consumatore, luogo in cui quest’ultimo può trattare le condizioni di acquisto e confrontarsi con il produttore. Insomma, per ogni esigenza, Alibaba predispone una piattaforma apposita.
3. Amazon in Europa può, Alibaba, forse
Sebbene si tratti di due colossi dal potenziale e dalle risorse incredibili, l’aver fatto della propria azienda l’espressione del modo di fare business tipico delle culture di provenienza può rappresentare, soprattutto per Alibaba, un grosso limite.
Se Amazon può, infatti, affacciarsi al mercato del vecchio continente apportando solo piccole revisioni alle proprie politiche di vendita, stoccaggio e trasporto, Alibaba, la cui politica di vendita e la cui identità sono intrise del modo di fare commercio in Cina, potrebbe al contrario incontrare non poche difficoltà.
Amazon si adopera per aprire sedi locali di stoccaggio e creare accordi con i principali corrieri europei così da poter attivare, esattamente come avviene in territorio americano, i suoi servizi tradizionali quali ad esempio l’apprezzatissimo Amazon Prime, che consente di sottoscrivere un abbonamento per poter ricevere i beni acquistati nel giro di 24 ore. Affacciarsi al mercato europeo per Alibaba, che non possiede luoghi di stoccaggio merci territorialmente dislocati ma si pone piuttosto nell’ottica di creare un luogo di incontro virtuale per favorire gli scambi commerciali tra Europa e Cina, significherebbe cambiare totalmente volto commerciale.
Amazon Vs Alibaba: due “mondi diversi” di fare e-commerce in un mondo PostCovid sempre più digitale
Con la pandemia da Covid-19, certamente, il mondo dei consumatori si è trovato a doversi necessariamente rivolgere a forme di acquisto alternativo e i colossi dell’e-commerce sono quelli che, più di qualunque altra realtà economica, ha tratto enorme vantaggio dalla situazione di emergenza.
La capacità di essere vicino al consumatore e pronto ad assolvere alle sue esigenze di acquisto in breve tempo è certamente la sfida più importante che coinvolgerà nel prossimo decennio il mondo degli acquisti online e le aziende che hanno in tal senso costruito un impero.
Riuscirà Alibaba a vincere la sfida europea con la promettente Aliexpress? E Amazon riuscirà a contrarre ulteriormente i tempi di consegna estendo il suo servizio Amazon Prime Now, che garantisce la consegna nel giro di sole 2 ore, ad ulteriori aree geografiche rispetto alla sola città di Milano?
I possibili scenari sono solo ipotizzabili, per ora. Ma la sfida, Covid-19 o meno, è ormai lanciata: non ci resta che scoprire chi uscirà vincitore dal famigerato scontro Amazon VS Alibaba nel mondo del Marketing, della Finanza e del Commercio Elettronico. Leggi l’approfondimento in questo articolo.
Amazon e Alibaba sono occasioni, si, da sfruttare con molta cautela
Si tratta di una grande occasione per le imprese italiane, soprattutto dal momento che, come ci dice la Commissione europea, l’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è decisamente insufficiente: con un Indice di digitalizzazione dell’economia e della società pari a 32,3, il tessuto produttivo è troppo distante la media europea, che è invece pari a 41,1.
Dal canto loro, le piccole e medie imprese del Paese devono essere pronte a correre questo rischio ed investire massicciamente in economia digitale. Le imprese nazionali e, soprattutto, internazionali sono già molto più avanti e dominano la competizione globale, mettendo sempre più in difficoltà chi resta indietro. I dati raccolti durante il lockdown parlano, non a caso, di profitti addirittura in crescita per le grandi piattaforme digitali come Amazon e, allo stesso tempo, di perdite enormi per tante pmi italiane. E’ il momento di un deciso cambio di passo, all’insegna dell’innovazione e della trasformazione digitale.